giovedì 10 novembre 2016

Gino Pagnani

Voglio lasciare traccia di una persona che non c'è più.
Io l'ho conosciuto come Gino Pagnani, ho scoperto in rete che il suo vero nome era Luigi Pagnani Fusconi.
Lo conobbi alla fine degli anni '90. Veniva semplicemente a far spesa dove lavoravo.
Sentii una voce che mi era familiare, dell'infanzia e mi venne in mente il grillo Flip. Glielo dissi e mi rispose che la voce era la sua. Era un doppiatore ed era un attore. 
Io l'ho conosciuto ormai settantenne, da innocuo come diceva lui. Nacque una semplice amicizia da due chiacchiere e via ma ogni tanto amava raccontarsi.
Veniva da una famiglia nobile, proprietari terrieri nelle marche, se non ricordo male verso San Benedetto del Tronto. In 3 generazioni hanno fatto fuori tutto.
Se non ricordo male aveva un fratello che si era laureato. Lui no. Lasciò la facoltà di medicina che gli mancavano 3 esami e tesi per l'amore per il teatro.
Amava raccontare una scenetta che improvvisava quando prendeva l'autobus: si sedeva, prendeva l'orlo del cappotto, "uh si è scucito" diceva, allora dalla tasca tirava fuori un ago e un rocchetto di filo immaginario. Faceva per prendere un filo abbastanza lungo per ricucirlo, con maestria si inumidiva la punta delle dita sulle labbra, infilava l'ago, faceva il nodo e cominciava a far l'orlo. Lui serissimo e le persone vicine che lo guardavano come se lo facesse veramente. Raccontava che nessuno gli ha mai risposto "ma che stai facendo?".
E' stato sempre accanto alla moglie malata, l'ha amata e accudita.
Raccontava che non si sapeva che malattia avesse.
Mi ha lasciato un po' di amaro in bocca la sua vita, fatta di una passione che non l'ha ripagato, che gli ha reso la vita economicamente difficile.
Lo ricordo con piacere e con tristezza.

mercoledì 9 novembre 2016

Anatomia dell'elettrodomestico

Dopo anatomia della lavatrice, della lavastoviglie oggi ci siamo cimentati nell'anatomia della caldaia con annessa pompa.
L'importante è prendere coraggio e circondarsi degli attrezzi giusti.
Infatti prima di iniziare ad operare sono passata in ferramenta a prendere 2 cacciaviti cristiani. Dopo di che si procede all'apertura e alla degna conservazione di tutti i pezzi che si vanno a togliere. È bene pregare qualche santo che ci aiuti a ricordare l'esatta posizione e disposizione di tutto quando si va a togliere o sfilare.
Tanta ansia viene ripagata quando si scopre la magagna. La soddisfazione poi che si prova quando si ripara il guasto non ha prezzo. Alla fine ci si cimenta col puzzle dei pezzi da rimontare e quando poi si chiude il paziente ormai tornato sano e funzionante un bel sorriso ti si stampa in volto. Ah bhe anche il portafogli ringrazia.
Per tanta maestria non posso che ringraziare papà che lo fa da una vita. Mi ha insegnato che nulla si distrugge ma tutto si può riparare.

martedì 8 novembre 2016

42 e starci bene dentro

Bhe 42 non è la mia taglia, lì viaggiano su altri numeri. 42 sono i miei anni. Mi piace la mia età. Mi piace la mia maturità. Mi piace quello che sono diventata. Vivo bene con le mie rughette, con la ciccia in più, con i capelli bianchi che spero diventino tutti d'argento quanto prima per non tingerli più. Spesso dimentico il numero dei miei anni e devo fare il conto perché non perdo tempo a contarli. Mi diverto a vivere, a fare cose: lavoretti, faidate, imbiancare, riparare, sperimentare in cucina, godere dei giorni che ci vengono dati. Soprattutto non perdo tempo a invidiare, giudicare, dare consigli inutili o non richiesti. Credo che la vita sia una e voli via in un soffio per cui perché sprecarla? Amare, far del bene senza chiedere nulla in cambio, senza aspettarsi nulla. Se mi è possibile lo metto in pratica. In giro, soprattutto in rete, dove l'anonimato ti da forza, vedo tanta cattiveria. Non me la spiego. Come si fa ad avere in se tanto veleno. Perché odiare, offendere così senza motivo. Siete tanto perfetti che l'imperfezione altrui vi da fastidio, vi offende? Nessuno è perfetto, me compresa, ma magari più imperfetti qualcosa di buono lo cacciano. Dai miei 42 posso dirvi: cercate del buono in ogni cosa e le giornate saranno migliori.

Mamme

Torno ogni tanto da queste parti. Vorrei tornare più spesso ma il tempo a disposizione è poco e devi scegliere tra doveri e piaceri. I primi vincono, a maggior ragione quando hai una bimba che scorrazza per casa.
Sui social spesso postano foto con messaggi amorevoli per le mamme che non ci sono più. Di uno sdolcinato che odio, che non sopporto.
Sarà forse perché la mia l'ho odiata?
La mia mamma non c'è più da tanti anni e non mi manca. Mi dispiace che non ci sia per mio padre che l'ha amata e adorata.
Era una donna forte, che ha affrontato con coraggio tutte le sventure che le sono capitate ma con noi figli è stata una stronza immensa. E soprattutto con me.
La mia unica colpa? E che ne so.
Forse sono nata femmina in un epoca in cui ancora il figlio maschio era il più ambito.
Forse l'essere buona e silenziosa che mi ha fatto passare ai suoi occhi come sfaticata e oziosa.
Forse essere l'opposto di mio fratello nel quale si riconosceva di più.
Alla fine, io bambina e ragazza responsabile, ubbidiente, che si è arrangiata a crescere senza una madre presente, sono stata accusata di essere uguale a mio padre e di non avere il buon carattere di mio fratello. Lui però fumava e fuma. Usciva dalla finestra per farsi i cavoli suoi, gli si rivoltava contro. Però lui era bravo.
Io invece facevo i miei compiti, andavo a scuola responsabilmente, facevo già le faccende in casa che andavo ancora alle medie, cucinavo, facevo la spesa, e stavo buona al mio posto. Certo durante l'adolescenza chi non era un po' sfaticato, certo facevo tutto a rilento però lo facevo, mentre le ragazzine della mia età giocavano tranquille.
Torni a casa e non c'è e ti tocca farti il pranzo. Lavori e il giovedì che è il tuo giorno libero non puoi fare come ti pare perché lei ha bisogno di aiuto. Non ti puoi truccare perché i trucchi costano. Non ti tingere i capelli. Insomma una madre amorevole.
E nonostante tutto l'ho aiutata economicamente quando le è servito, mi sono preoccupata di lei quando non stava bene.
E' morta in un incidente stradale. La mattina non ci siamo salutate. Lei mi ha litigato perché a 24 anni mi sono permessa di tingermi i capelli di rosso con una di quelle tinte da supermercato.
E così ci siamo lasciate.
Unico pregio? Gli anni di formazione in faccende, il non tenere segreti sul lavoro che svolgeva con mio padre, l'allenamento all'indipendenza dal suo affetto mi ha fatto affrontare tutto quello che è seguito senza grandi traumi o sconvolgimenti. Devi solo aggiustare la rotta, sistemare qualche cosa e andare avanti.
Per anni, nei miei sogni, ho litigato con lei, le ho vomitato addosso tante cose rimaste in sospeso.
Non mi manca, non mi serve.
Traggo insegnamento dai suoi errori per cercare di essere una brava madre.
A differenza di lei sarò presente alle rappresentazioni scolastiche, cercherò di capire com'è mia figlia. Cercherò di fare tante cose con lei. Sarò presente per lei. Me la godrò finché me lo permetterà.
Come mia madre le insegnerò a fare tante cose, cucinare, badare alla casa, cucire, tanti lavori faidate. Questo glielo devo riconoscere come merito.
Le insegnerò l'importanza del leggere, ad essere sempre curiosa, ad amare il prossimo, il senso e il significato di famiglia.
Spero che nella vita scopra di avere una passione e, se questa diventerà un lavoro, che la renderà economicamente indipendente, sarà fantastico.
La perdita di mia madre mi ha reso libera, mi ha aperto la strada alla vita ma mi ha anche lasciato la paura che domani non potresti esserci. Spero mi venga data la possibilità di vivere a lungo o abbastanza da vedere mia figlia grande e realizzata.

Spero di tornare presto a scrivere quello che non so dire

martedì 25 marzo 2014

La sincera verità

Tempo per scrivere ed esternare con una bambina di 4 mesi ce n'è veramente poco ma stamattina invece di andare a fare la doccia mentre l'Orso dorme lo dedico a queste 4 righe. Prima dei suoi 18 anni riuscirò a lavarmi.
Tutti vi dicono che i bambini sono meravigliosi? Tutti vi incitano a farne uno o più? Pensateci bene!!
Premetto che non mi pento di averla, non mi pento di quanto fatto per averla, che sapevo benissimo a cosa andavo incontro, che la fatica ripaga la gioia ma mi sembra giusto dire che a volte mi farebbe piacere passarla sul gas.
Tutte quelle volte che non ti fa uscire, o quando sei in giro e ti scoppia in pianti isterici che non sai come placare, tutte quelle volte che la notte ti sveglia perchè le è saltato quel maledetto ciuccio che le incolleresti con l'attack, tutte quelle volte che preghi Dio che ti dorma il pomeriggio perché hai da fare o vorresti dormire, invece lei sveglissima ti guarda e ti vuole lì con lei perché sei il suo sole, quando il tuo Orso di 7 chili vuol stare in braccio e tu conti le vertebre che ti si stanno collassando dal dolore. Tutte queste volte la butteresti dalla finestra. Poi la vedi dormire, poi la vedi ridere e sgambettare nell'acqua mentre le fai il bagnetto, poi quando sta in braccio ad altri e non ti molla con lo sguardo perché sei la sua salvezza, poi quando ti fa i sorrisoni appena sveglia, poi quando ti fa i dispetti ridendo mentre le lavi il viso allora lì tutta la fatica è ripagata e scompare, neanche ti ricordi più del sonno che avevi e ti rendi conto che la vita così è meglio di prima. Ma sia chiaro questa convinzione vacillerà al prossimo inghippo...

giovedì 19 settembre 2013

Solidarietà femminile

Si dice sempre che quella maschile esiste, ma che le donne non sanno essere solidali tra loro, anzi si è sempre un po' iene tra noi.
Contrariamente alle dicerie posso dire, con certezza, che ESISTE ma la sfoderiamo nei momenti di vero bisogno.
Mio malgrado ho dovuto fare i conti con l'universo della procreazione medicalmente assistita e se ne sono uscita integra, sana e forte lo devo all'universo femminile trovato nei forum. Grazie alle compagne di sventura ho trovato tutto quello di cui avevo bisogno: supporto psicologico, informazioni mediche, pareri su persone a cui devi affidare la tua salute, indirizzi di medici, cliniche, alberghi, farmacie all'estero, modi per risparmiare. Non mi sono mai sentita sola.
A questi doni gratuiti ho sempre risposto con quanto potevo dare, di materiale e non. Ti viene naturale restituire quello che ti è stato dato, senza solleciti. Ti viene naturale aiutare a vivere chi sta vivendo le tue stesse angosce.
Non finirò mai di ringraziare tutte quelle donne che mi hanno aiutato senza nulla chiedere.
Nel mondo della PMA ci si scambiano informazioni, ci si spiega a cosa si va incontro nelle varie fasi del ciclo che inizia col primo listone di esami, così passi i tuoi indirizzi dove puoi far prima, tutto e a costi sostenibili. Quando trovi dei valori che non vanno, chi ha il tuo stesso problema ti illumina su significato e rischi.
Ci si spiega le varie fasi della stimolazione e cosa si prova sul proprio corpo con i farmaci che hai in mano.
Ci si dice come si svolge la procedura di pick-up (prelievo degli ovociti), come ti lascia l'anestesia, come interpretare i dolori che ti porti a casa e come comportarsi a casa.
Una volta che si arriva al trasfer, quando ti trasferiscono gli embrioni, arriva la fase angosciante dei 15 gg di attesa. Tanto ci vuole perché una gravidanza dia i suoi segni. 15 gg che non passano mai, dove cerchi segni premonitori e lì c'è un mondo di donne che ti tengono a galla.
Quando poi scopri che è andata male un abbraccio immenso di tutte non ti lascia sola e sa cosa stai provando. Se è andata bene sei fonte di speranza per chi sta facendo la tua strada e restituisci un po' di quanto hai ricevuto.
Quando ti affacci all'eterologa e ti tocca andare all'estero un nuovo problema ti si prospetta: i farmaci per la donatrice. Il SSN sostiene il costo per i TUOI farmaci ma non per una donna che ti donerà i suoi ovociti. Si tratta di 1.500 euro che devi cacciare di tasca tua, oltre a quello che devi pagare alla clinica, al costo dei voli, dell'hotel ...
Come risolvere? Chiedere chiedere chiedere. Chiedere se qualcuno ha degli avanzi in casa. Resti di farmaci da tentativi fatti. Sono farmaci costosi che non riesci a buttare, fregandotene e così li mettiamo nel cassetto e quando ci capita li doniamo. Non si chiede nulla in cambio. Si da.

Tutto questo non è solidarietà femminile?

RIASSUNTO

Stamattina mi sono trovata una piacevole sorpresa nella casella di posta. Un messaggio con scritto "Non aggiorni da molto... perché non racconti più di te. A me piacerebbe ascoltarti".
Ad essere sincera sono successe così tante cose che questo blog era stato rimosso dalla mia mente.
Non pensavo neanche che qualcuno potesse trovare interessante quello che scrivevo, tantomeno qualcuno potesse trovarmi nel grande numero di blog presenti.

L'ultimo post parlava della prima vista a Chianciano, in questo vi posso dire che a novembre nascerà la mia bimba. Nel mezzo ci sono stati sogni infranti, speranze, sofferenze e tanta tanta forza che mai mi sarei aspettata di avere.
A Chianciano abbiamo tentato 2 fecondazioni in vitro, la tecnica usata si chiama ICSI. Sono andate entrambe male. Inizi il percorso con tanta fiducia, segui la terapia con tanta speranza ci metti tanta buona volontà e quando ti arriva il risultato negativo il dolore ti uccide.
Quest'esperienza mi ha psicologicamente provato. Il primo esame fatto è stato l'isterosalpingografia che è stata una vera tortura, nel vero senso della parola. Le stimolazioni mi hanno messo paura ma le ho fatte. Mi sono spruzzata nel naso a orari precisi un farmaco che mi ha bloccato l'ipofisi, mi sono imbottita di cortisone, mi sono iniettata ormoni che mi hanno fatto lavorare oltre il normale le ovaie, mi sono iniettata progesterone nelle cosce con il risultato di .... nulla. Nessuna gravidanza, embrioni bruttini o ovociti non utilizzabili.
Poi ho detto basta, il SSN ti permette di fare 3 tentativi. Io non ce l'ho fatta a fare il terzo e ho cominciato a cercare, studiare, informarmi e siamo approdati in Spagna. Copia delle cartelle cliniche alla mano, esami aggiornati, abbiamo preso un volo e una domenica mattina siamo entrati in una clinica per la fecondazione assistita di barcellona. Obiettivo eterologa. Vuol dire un figlio che ti cresce dentro ma che non avrà né il tuo patrimonio genetico, né quello di tuo marito. E' stata una scelta ben studiata e assimilata. Eravamo pronti all'adozione. Un figlio è tuo anche se non l'hai partorito dipende da quanto amore ti senti di dare e noi ne abbiamo tanto. Lo scoglio però erano i tempi e i costi: la nazionale sfora i 3 anni di attesa da quando hai l'ok del giudice, l'internazionale è costosa e vista l'alta richiesta i tempi si stanno allungando. L'eterologa era la via più veloce e meno costosa. Scelta egoista? Forse. Mi sono posta anche un'altra domanda. Quanto sono meschina. Nell'eterologa si crea un embrione usando del seme maschile congelato, proveniente da una banca del seme e ovociti provenienti da una donatrice. Per un uomo non è difficile né doloroso né faticoso tirare fuori il suo seme. Per una donna donare i propri ovociti vuol dire sottoporsi a stimolazione ormonale, quella io tanto ho odiato, mettersi a rischio tumori perché le terapie a cui mi sono sottoposta non erano leggere, sottoporsi a un piccolo intervento non invasivo in sedazione per il prelievo. Ma quanto sono egoista a far provare tutto questo a un'altra donna. Poi ho visto che le terapie a cui veniva sottoposta erano molto più leggere, diverse da quelle italiane, era una sua scelta consapevole e per il suo gesto veniva ricompensata, la legge stessa stabilisce il compenso per il suo gesto. Poi mi sono chiesta ma riuscirò ad accettare che dentro di me cresca un embrione che non mi appartiene? Lo sentirò come un alieno? C'è stato un percorso di accettazione e quando siamo andati ero pienamente convinta di quello che stavo facendo. Mai mi pentirò d quello che ho fatto.
Quella prima visita c'è stata il 25/11/2012 e siamo usciti da lì convinti sul da farsi.
Tornati a casa abbiamo risparmiato il necessario, reperito i farmaci chiesti e il 22/02/2013 ho preso da sola un volo vueling roma/barcellona.  Era venerdì, appuntamento ore 11:00, mi hanno trasferito 2 embrioni, me ne sono andata in albergo e mi sono fatta una bella dormita. La mattina dopo sono andata in areoporto e il pomeriggio ero a casa. Da disposizioni dovevo fare le analisi del sangue beta HCG l'08/03 ma non ce l'ho fatta. Il 06/03 ho avuto l'esito: decisamente positivo. Ripetute l'08/03. Era proprio vero aspettavo un bambino.
Da marzo ad oggi è andato tutto liscio. Mai stata così serena e felice, niente ansie, niente paure, neanche l'idea del dolore del parto possono mettermi paura. Il mio termine di confronto è quanto vissuto in questi anni e questo ora è il paradiso.

Tutta quest'avventura l'abbiamo vissuta in due: io e mio marito. Ho scoperto che gli uomini esternano poco o niente, diversamente da noi donne, ma come noi provano sentimenti e paure. In tutto questo percorso lui mi ha appoggiato silenziosamente e mi ha dato libertà di scegliere cosa fare. Io ho cercato di non sputargli addosso tutto il dolore, il magone, l'angoscia che avevo dentro. Ci siamo rispettati e aiutati e il nostro matrimonio ne è uscito più saldo che mai. Tanti si meravigliano del fatto che non litighiamo mai, io mi meraviglio del fatto che a volte uno dice quello che l'altro sta pensando. Mai mi pentirò di averlo sposato e prego Dio che mi vengano concessi molti anni ancora insieme a lui.

Prometto di tornare e aggiornarvi sulla mia piccola vita